Naturale in che senso?

Va tanto di moda adesso il "naturale". Applicato praticamente ormai a tutto...

SALUTE FEMMINILE

Gustavo Conti

11/18/20232 min leggere

Va tanto di moda adesso il "naturale". Applicato praticamente ormai a tutto. Questa cosa è "naturale", quindi va bene. Questa cosa è "naturale" quindi fa bene. Quest'altra cosa è "naturale" quindi non può che essere la migliore. Quando ci renderemo conto che questo "naturale" appiccicato con forza a qualunque cosa non vuol dire assolutamente niente? Forse di veramente naturale c'è l'acqua.

Quando si parla di "naturale" si pensa a qualcosa di verde, giusto, rispettoso, ecosostenibile, istintivo, salutare, praticamente ciò che Madre Natura ha previsto per noi e da cui noi ci siamo malauguratamente allontanati. Perché questo discorso? Perché ritengo che tutto questo sia estremamente pericoloso.

Sguazziamo senza meta né braccioli nel mare, anzi nell'oceano di aspettative che tutto questo crea nella nostra mente. E finché si tratta di scegliere uno sport o la polpetta vegetale di turno che è in offerta al supermercato di fiducia, poche conseguenze direi; ma quando tutto questo si trasferisce sulle idee e aspettative che si hanno sulla propria gravidanza o peggio, sul proprio parto, lì nascono grossi problemi.

Non possiamo pretendere che le cose siano come le desideriamo. Possiamo impegnarci per ottenere dei risultati. Questo in tutto nella vita. E possiamo farlo con il massimo dell'impegno, della costanza e della dedizione. C'è però una cosa che sfugge, che noi, come tutti, non siamo onnipotenti. Siamo esseri altamente potenziali, possiamo veramente tante cose, ma il pieno controllo non ce l'avremo mai. Sappiamo troppo poco su come funziona il nostro corpo e su come funzionano davvero le cose. Come possiamo avere l'arroganza come operatori sanitari e come personale assistito di avere quello che vogliamo?

Ambire a un risultato non è sbagliato. Quello che mi dispiace è veder sgretolare negli occhi delle persone un'ideale irraggiungibile di esperienza di parto. Non esiste il parto perfetto. Non esiste la gravidanza perfetta e non esisterà il figlio perfetto. Semplicemente perché la perfezione non esiste. Non chiedo assolutamente di non ambire, esigere o combattere per ciò che si vuole, ma rimaniamo pur sempre consapevoli che finché il nostro obiettivo sarà quello del parto "naturale", inteso come perfetto, saremo destinate ad essere deluse. Deluse dalla vita, deluse dall'ospedale, dalle persone che ci hanno assistito, ma soprattutto deluse da noi stesse. Perché non abbiamo supportato e raggiunto quell'ideale impossibile di parto perfetto. Dovremmo inseguire esperienze positive, dovremmo inseguire ciò che è giusto per noi, per la nostra salute, quella di coppia e del nascituro. Pensare che siamo delle fallite perché non abbiamo toccato tutto ciò che di "naturale" può esserci nell'esperienza parto è la condanna peggiore che ci si possa infliggere.

Cos'è "naturale"? Un parto con dolore? Un parto sul prato? Un parto in posizioni libere? Un parto senza nessuno? Un parto al riparo dalla modernità e dalle interferenze? Perché pretendiamo cose "naturali" da uno degli eventi più intensi e imprevedibili della propria vita? Quando magari in quella di tutti i giorni prendiamo farmaci, usiamo la macchina per andare dappertutto o banalmente non viviamo nei campi, ma in un appartamento nel centro trafficato di una grande città. E con questo non dico che l'errore sta nella mancata coerenza. L'errore sta nel pretendere cose che sono solo nella nostra testa.

L'esperienza sarà positiva nel momento in cui aderirà alle nostre aspettative. Di questa realtà non controlliamo nulla. Proprio nulla. Ciò che è davvero in nostro potere è quello che c'è nella nostra testa. Vi prego. Perdonatevi, vogliatevi bene, perché la vera perfezione è capire che decidere di affrontare un'esperienza come quella del parto vi rende già vincitrici di tutto.